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Corriere dell'Est [Italian translation of Curierul de Est]

Kanterian, Edward, Manea, Norman (2017) Corriere dell'Est [Italian translation of Curierul de Est]. Il Saggiatore, Italy, 252 pp. ISBN 978-88-428-2384-1. (The full text of this publication is not currently available from this repository. You may be able to access a copy if URLs are provided) (KAR id:64003)

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Abstract

Norman Manea è la voce errante di tre grandi drammi collettivi: l’Olocausto, il totalitarismo comunista, l’esilio. Ha vissuto sulla sua pelle la deportazione in un Lager in Transnistria, la Romania staliniana e la dittatura di Ceausescu. Infine, stanco della censura e di una tragedia civile sempre pronta a capovolgersi in tragicommedia umana, ha trovato rifugio a New York, dove vive e insegna.

Se attraverso la scrittura ha saputo condensare i fantasmi di un’epoca rovinosa e violenta, è perché non ha mai cessato di considerare la letteratura come un rifugio, una fortezza di parole entro cui «coltivare qualcosa che non sapesse di stereotipo». Esiliato nel suo stesso paese, costretto alla farsesca, deformata quotidianità della dittatura, e infi ne esule negli Stati Uniti, ha eletto a patria la lingua romena, scrivendo opere indimenticabili come Il ritorno dell’huligano e Varianti di un autoritratto.

Corriere dell’Est è il risultato degli undici anni di profondo scambio intellettuale e umano tra Manea e Edward Kanterian. Dal loro dialogo nasce un libro che oltrepassa i generi, sfiorando il mémoir, il saggio letterario, l’autobiografia, e attraversa il tempo e lo spazio in un viaggio che da Bucarest, passando per Berlino, giunge fino a New York. Qui Manea stringe rapporti con Saul Bellow e Philip Roth, con cui dà vita a un’amicizia nutrita di profonde differenze e sorprendenti affinità, che dura ormai da trent’anni.

In queste pagine, Manea instaura un confronto serrato con i maggiori letterati romeni, come Emil Cioran e Paul Celan; o come Mircea Eliade, letto, ammirato e insieme criticato per l’antisemitismo e il sostegno al regime. Attorno al pensiero di Hannah Arendt coagula le proprie rifl essioni sull’identità e il futuro del popolo ebraico. Lascia spaziare il suo sguardo sulle minacce e le trasformazioni del presente: l’elezione di Donald Trump, il terrorismo islamico, il confl itto in Medio Oriente. E osserva con gli occhi dell’esule e del poeta un’America vorace, burlesca e infinitamente contraddittoria, capace di sprofondare chiunque nella solitudine della folla, di accecare con la luminescente immaturità della metropoli. Un’America approdo di una democrazia impura, fatta di monotoni e deludenti compromessi che sono il «volto che le persone le imprimono»: la traccia di un’imperfetta e fragile libertà.

Item Type: Book
Divisions: Divisions > Division of Arts and Humanities > School of Culture and Languages
Depositing User: Edward Kanterian
Date Deposited: 13 Oct 2017 21:16 UTC
Last Modified: 23 Jun 2023 22:09 UTC
Resource URI: https://kar.kent.ac.uk/id/eprint/64003 (The current URI for this page, for reference purposes)

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